lunedì 16 novembre 2009

Camminare in discesa

Beh, innanzi tutto possiamo dire che è meno faticoso che camminare in salita e già questa informazione vale la lettura di questa elucubrazione. Ma come si può rendere il cammino in discesa veramente efficace?
Per molte persone il cammino in discesa è un vero e proprio test di abilità, specialmente se il terreno su cui ci si muove è disomogeneo come accade per esempio in montagna.
La difficoltà a scendere un pendio dipende in prima istanza dal fatto che il terreno si trova al di sotto dei nostri piedi... e come potrebbe essere diversamente? Beh, se ci pensate, quando camminiamo in salita il terreno si trova al di sopra dei nostri piedi... ok, provo a spiegarmi meglio: in salita i passi non sono altro che una successione di prese al suolo in cui i piedi si spostano verso l'alto. Il secondo passo appoggerà su una superficie più in alto rispetto al primo e così via così come accade quando si sale una scalinata. Al contrario, in discesa le superfici di appoggio saranno, ad ogni passo, più basse rispetto all'appoggio del piede che ci sostiene.
Questo genera nel soggetto una sorta di apprensione dovuta al fatto che il suolo è, anche se di pochi centimetri in funzione della pendenza del pendio, distante da noi. Il soggetto che si trova in questa situazione, applica una strategia per scendere che è quanto di meno economico e disorganizzato possa esistere in ambito deambulatorio: l'appoggio precede la verticale del baricentro. Facciamo un passo indietro.
Quando si cammina in piano e ancora di più quando si corre, il nostro corpo, sbilanciato in avanti perde momentaneamente l'equilibrio. La verticale del baricentro corporeo cade, per un istante, al di fuori della nostra base di appoggio data dal poligono che inscrive i nostri punti di contatto con il suolo che normalmente sono i nostri piedi. L'equilibrio è presto ripristinato con lo spostamento di un arto nella direzione di avanzamento del baricentro così da creare una nuova base d'appoggio sotto alla verticale di questo. Secondo questa spiegazione il baricentro anticipa la base d'appoggio. Nella deambulazione in discesa, quello che accade è esattamente il contrario: il soggetto allunga il passo in avanti mantenendo fermo il suo tronco e quindi il suo baricentro. Ecco perchè dicevo che l'appoggio precede la verticale del baricentro. Il passo diventa goffo e antieconomico. Inoltre sarà fisicamente inefficace perchè la forza peso tenderà a scaricarsi verticalmente ma, trattandosi di un piano inclinato, si genererà un angolo tra la forza peso esercitata e la base di appoggio. Questo puo' provocare uno scivolamento anteriore tanto più possibile quanto meno sarà coerente il tipo di materiale del percorso.
Per ottimizzare il passo in discesa quindi, è necessario far avanzare il baricentro prima della base di appoggio. In questo modo la forza peso avrà una direzione che sarà più perpendicolare al pendio riducendo la possibilità di scivolamento. Inoltre la discesa sarà più economica poichè farà un uso migliore dell'energia potenziale tipica di una passeggiata in discesa.
Su terreni molto incoerenti come in presenza di pietre grossolane, la tecnica appena descritta può risultare però pericolosa in quanto tende ad accelerare la velocità generale di avanzamento anche se in realtà questo accade solo su pendenze molto accentuate e se non si padroneggia adeguatamente la tecnica. Un altro metodo, in questo caso, è quello di avanzare con base di appoggio e baricentro simultaneamente. Questo è possibile attraverso il piegamento dell'arto di sostegno mentre il piede che avanza cerca un nuovo appoggio vicino a noi così da non lasciare il baricentro indietro. La contrazione eccentrica dei muscoli antigravitari ci porterà più vicini al nuovo contatto. Ciò che pero' non deve essere fatto è di piegare l'arto di sostegno portando poi eccessivamente avanti l'arto che va a cercare il nuovo contatto. In questo modo si compirebbe lo stesso errore evidenziato in precedenza: l'appoggio precederebbe il baricentro.
La porssima volta che andrete in montagna a funghi o a raccogliere le castagne, provate e poi... fatemi sapere.